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26 luglio 2011

il fondo franco jesurum va al civico museo teatrale c. schmidl

trieste contemporanea affida il fondo jesurum al museo triestino

DA OGGI IL FONDO FRANCO JESURUM E’ PATRIMONIO CIVICO DI  TRIESTE
A poco più di un anno dalla scomparsa, nell’anniversario della nascita, la donazione dell’archivio teatrale dell’attore e promotore culturale triestino al Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl”
 


Milano, Compagnia Il Globo, 1963: prove de ‘Gli Amanti Timidi’ 
Giaco Giachetti, Nicola Vincitorio, Roberto Ciulli Chentrens e Franco Jesurum
Fotografia Olympia, Milano

Un altro importante tassello della storia teatrale di Trieste si aggiunge, dopo le donazioni Savorani e Strehler al patrimonio documentale conservato dal Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl”.
Viene infatti donato dalla moglie Giuliana Carbi, oggi, 26 luglio, al Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl” il Fondo Teatrale Franco Jesurum, raccolto a poco più di un anno dalla scomparsa dell’attore.
Costituiscono il fondo e raccontano l’intensissima vita teatrale di Jesurum fotografie, locandine, recensioni ed altri preziosi materiali e documenti datati tra il 1958 e il 1985.
Parte della carriera teatrale di Franco Jesurum si è svolta al nostro Teatro Stabile e l’interesse dell’archivio messo ora con il lascito a disposizione degli studiosi è proprio quello di essere una nuova fonte  per approfondire la storia complessiva del teatro di prosa a Trieste.
Jesurum aveva più volte dimostrato quanto ritenesse importante fermare e documentare una storia così fluida e una vita così di breve durata come quella del teatro –  poco più che lo spazio di una generazione di pubblico, usava dire, ma mai in modo autoreferenziale –  rammaricandosi che, ad esempio, la memoria della maggior parte degli attori che lavorarono con Goldoni era andata perduta.
Con questo spirito era stato il convinto promotore del primo studio, uscito in volume nel 2002, sull’Associazione teatrale triestina “La Cantina” e aveva fatto in modo che l’archivio romano di Sergio Miniussi rimanesse integro, anche della sua parte teatrale, e venisse a Trieste in dono all’ Archivio di Stato nel 2009.
Anche molta dell’attività culturale che aveva promosso era stata dedicata al mondo del teatro, come la grande mostra sul soprano Toti Dal Monte che aveva curato nel 1983 a Palazzo Costanzi, ma anche mostre di arte visiva che aveva dedicato a grandi autori del teatro, come Carlo Goldoni, fino all’ultima impresa, dell’anno scorso, su Tadeusz Kantor.
La donazione del suo archivio teatrale rientra dunque appieno nella sua ottica.
Ricordo di lui la laboriosità e la straordinaria visione della cultura come continua evoluzione e innovazione, come ricerca e scoperta di nuovi orizzonti – afferma Adriano Dugulin direttore dei Civici musei di storia ed arte, Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl e Servizio Bibliotecario Urbano – Franco non era mai in primo piano, perché credeva nel fare e non nell’apparire. Nel suo minuscolo angolo di lavoro, poco illuminato, era punto di riferimento e creazione, luogo di crescita e dibattito. Sono felice che le carte di questo amico diventino ora patrimonio pubblico.”

Franco Jesurum era uno dei protagonisti della Trieste culturale dedicata all’arte contemporanea. Figura molto nota e stimata in Italia per il suo generoso e pluridecennale impegno nella promozione dell’arte visiva, aveva diretto, dal 1974,  lo Studio Tommaseo, ed aveva fondato l’Associazione L’Officina nel 1981 e il Comitato Trieste Contemporanea nel 1995.
In precedenza aveva però calcato per altrettanti decenni i palcoscenici italiani ed era stato soprattutto uno straordinario Arlecchino.
Formatosi all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico di Trieste, fin da giovanissimo aveva interpretato l’Arlecchino, iniziando questo ruolo nel 1961 allo Stabile di Trieste, in ‘Arlecchino, servitore di due padroni’ per la regia di Fulvio Tolusso. La grande disciplina attoriale unita a rare doti di ginnasta e di mimo e all’arguta ironia, che aveva sempre anche nella vita, lo faranno poi conoscere come uno dei più brillanti e gioiosi interpreti del celebre personaggio goldoniano e anche Marcello Moretti, il grande Arlecchino italiano, lo apprezzerà e lo designerà come suo erede nel ruolo della maschera veneziana.
Moltissime sono state le rappresentazioni goldoniane alle quali Jesurum ha contribuito come Arlecchino, dagli inizi degli anni Sessanta – degli esordi, oltre che il sodalizio con Tolusso merita ricordare anche la collaborazione con la Compagnia Il Globo che mise in scena a Milano ‘Gli amanti timidi’ nel 1963 – fino a tutti gli anni Settanta, quando Jesurum metterà anche su una compagnia teatrale goldoniana alla quale parteciperà tra gli altri Marina Dolfin e si impegnerà per promuovere la creazione di un Teatro Stabile del Veneto. Se la maschera di Arlecchino è stata il suo cavallo di battaglia, anche altri ruoli comici furono particolarmente cari all’attore triestino – veneziano. Ad esempio il Bertoldino de ‘La storia di Bertoldo’ di Fulvio Tomizza (Trieste 1969) o il Daldura nella ‘Piovana’ del Ruzante (Milano 1965). Ma soprattutto lo Zanni della commedia dell’arte.
Per il regista Giovanni Poli veste prima i panni di Truffaldino –  panni tutti particolari in quanto disegnati dagli artisti Miela Reina ed Enzo Cogno – ne ‘L’Augellin Belverde’, la fiaba di Carlo Gozzi andata in scena nel 1963 e poi, in giro anche in Europa e nel Nord Africa, è il Primo Zanni nella ‘Commedia degli Zanni’ rappresentata dalla compagnia del regista veneziano, riscuotendo un grande successo. In particolare a Dordmund, nel 1966,  raccontava Jesurum, tutta la compagnia, che aveva avuto 20 minuti di applausi, si era sentita fiera perché gli operai italiani lì emigrati avevano visto in quello spettacolo il riscatto di una vita di stenti all’estero, ma finalmente ‘grandemente’ italiana in quell’unica occasione, grazie alla qualità della cultura teatrale del nostro paese.
Lunga anche la collaborazione e l’amicizia, oltre che con Tolusso e Poli, con Franco Enriquez, conosciuto proprio in esordio di carriera da Jesurum, quando partecipa agli spettacoli ‘La Barraca di Garcia Lorca’ e ‘Il Circo Max’ di Gino Negri messi in scena dal regista al Teatro la Fenice per il Festival della Musica Contemporanea di Venezia.
Una prima parentesi milanese 1960-61 è tutta televisiva: recita in diretta alla nuovissima televisione italiana per diversi famosi (e rimpianti) programmi di teatro classico per la televisione ed anche… per la trasmissione di Mago Zurlì di Cino Tortorella assieme all’amico… Topo Gigio, alias Peppino Mazzullo.
A metà degli anni Sessanta è ancora a Milano, attore della dirompente nuova Compagnia Stabile di Palazzo Durini. Qui fra l’altro, è a fianco di Gino Cavalieri nella prima assoluta de ‘La Venetiana’ di Giovan Battista Andreini (1965) ed è diretto da Bogdan Jerković nell’opera ‘La Cimice’, che è la prima rappresentazione teatrale italiana in assoluto di  Vladimir Majakovskij (1966).
Nel corso degli anni lavora con altri importanti registi quali Sandro Bolchi e Luigi Squarzina; per Beppe Menegatti, ed a fianco di Carla Fracci e Umberto Bindi, è ancora un Arlecchino nella tournée della ‘Turandot’ di Gozzi nel 1966;  per Kosta Spaic è Gian di Lopud nei ‘Nobili Ragusei’ (1969); la collaborazione con Giorgio Pressburger è anche cinematografica, nel film ‘Calderon’ tratto da P.P. Pasolini (1981). ‘L’Affare Danton’, per la regia di Andrej Wajda, è l’ultimo spettacolo del Teatro Stabile di Trieste cui partecipa (1982), avendo anche contribuito per molti anni ai ruoli recitati di molte Operette del Festival triestino del Teatro Verdi.

Due cose dalla professione del teatro, Franco Jesurum ha poi ‘importato’ nel mondo della produzione e della promozione dell’arte contemporanea. La prima è il rigore e la necessità del perfetto funzionamento della macchina teatrale e, forse proprio per questo, è stato un grande animatore culturale. La seconda è la condizione particolare di fiducia che è propria sia del lavoro di squadra in teatro sia dell’esigenza di ‘ancorare’ le fatiche dei viaggi continui delle tournée a relazioni di amicizia leali. Per questo l’eredità che lascia alle strutture da lui create, Trieste Contemporanea soprattutto, è quella di una rete straordinaria di contatti in Italia e internazionali.