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omaggio a stanisław ignacy witkiewicz
fotografie dalla collezione di stefan okołowicz.
altri studi e documenti dal 18 ottobre 2013 al 18 dicembre 2013
Le attività inizieranno venerdì 18 ottobre allo Studio Tommaseo con un convegno di studi: esperti polacchi e italiani parleranno della versatile personalità di Witkiewicz, artista, fotografo, poeta, scrittore per il teatro e filosofo polacco vissuto tra il 1885 e il 1939 – ancora pochissimo conosciuto in Italia. In questo primo organico momento di studio in Italia su uno dei protagonisti a tutto tondo della cultura polacca del primo Novecento, che influì su molti intellettuali europei, tra i quali Tadeusz Kantor, sono previsti gli interventi di Paweł Polit, curatore al Museo Sztuki a Łódź (Witkacy’s drawings and paintings: towards ontological iconography), Milada Ślizińska, docente all’Accademia di Belle Arti di Varsavia (Tadeusz Kantor performing Witkiewicz, from "The Cuttlefish" to "Umarła Klasa"), Przemysław Strożek, professore all'Istituto d’Arte dell’Accademia Polacca delle Scienze (Italian Futurists, Witkacy and the origins of photo-performance), Giovanna Tomassucci, professore all’ Università di Pisa (Stanisław Ignacy Witkiewicz: a Polish writer for today?) Tra i rarissimi materiali cinematografici in visione al convegno, il film The Eye and The Ear di Stefan e Franciszka Themerson (1944/45, 10’) nel quale quattro canzoni del compositore polacco Karol Szymanowski vengono interpretate visivamente come progetto sperimentale di un uso dell’immagine che crei un’impressione visiva simile a quella auditiva. Ma molto attesa è anche la prima assoluta del film di Elena de Varda Witkewicz e Ingarden, un dialogo filosofico, finito di montare qualche giorno fa a Milano proprio per il convegno di Trieste Contemporanea, con materiali inediti dell’amicizia tra Witkiewicz e Roman Ingarden, il grande fenomenologo polacco allievo di Edmund Husserl. Nella stessa giornata, a chiusura del convegno, è fissata l’inaugurazione di una mostra documentaria di fotografie dell’artista polacco, tratte dalla collezione Stefan Okołowicz. Una ventina di densi ritratti realizzati dai primi anni Dieci agli anni Trenta del Novecento – tra essi il ritratto di Arthur Rubinstein e del grande antropologo polacco fondatore dell’antropologia sociale Bronisław Malinowski, amico di Witkiewicz.
La mostra di fotografie - che durerà fino al 18 dicembre ed avrà una ricca sezione storico-documentaria - farà da “attrattore” per due approfondimenti ulteriori dedicati al teatro. Anticipiamo alcuni passi dell’intervento al convegno di Giovanna Tomassucci:
Dai primi anni ‘60 Witkiewicz (noto anche sotto lo pseudonimo Witkacy) è stato oggetto di numerosi riconoscimenti in Occidente: in gran parte grazie a Kantor e alla seconda edizione di The Theatre of the Absurd di M. Esslin (1969), che lo ha incoronato “precursore del teatro dell’assurdo” a fianco di Jarry, Artaud, Ionesco e Beckett. [...] Sia nel teatro, che in letteratura e in pittura amava il pastiche, la rivisitazione farsesca, la fusione dei generi. La sua inventiva linguistica era spudorata. Ricorreva a una “psicologia fantastica”, lontanissima dal senso comune, a una “deformazione programmatica" che innestava situazioni e personaggi incompatibili. Alcune sue opere replicavano titoli, motivi e personaggi di commedie e romanzi della tradizione ottocentesca, con il loro repertorio di triangoli amorosi, istrioniche imprese, agnizioni. Altre richiamavano motivi dei grandi maestri: Čechov, Ibsen, Strindberg, e il visionario drammaturgo, suo compatriota, Stanisław Wyspiański. Su questo bric-à-brac, ambientato come un varietà dentro antri infernali, antichi manieri, isole tropicali o manicomi, incombeva l’ombra inquietante del totalitarismo e delle nuove società massificate. Imbottite di grottesco e nonsense, le sue pièces erano al tempo stesso piene di pathos e inquietudine. Ma proprio la deformazione parodistica doveva conferire un "profondo significato formale" al teatro: una volta ribaltati clichés convenzioni [...], il teatro si proponeva quindi come un ultimo antidoto o come una sorta di tempio, similmente alla "religione senza religione" di un altro grande protagonista del teatro polacco, J. Grotowski.
Trieste, Studio Tommaseo, via del Monte 2/1
si ringraziano per l’assistenza
INFO +39 040 639187
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