Trieste Contemporanea dicembre 2002 n.10/11
 
Editoriale
Cantiere Europa

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di Enrico Tantucci

L’integrazione europea tra Est e Ovest, in questi anni in discussione, passa anche attraverso la creazione di un sistema dell’arte che, attraverso scambi, contatti, ma anche iniziative di coproduzione tra curatori, al di fuori degli stessi organismi pubblici o statali - tipici soprattutto dei paesi dell’Est - favorisca la conoscenza e la diffusione delle nuove forme di espressività artistica e culturale. È un concetto - declinato in vari modi - che è stato al centro del secondo Forum sull’integrazione artistica tra paesi dell’Europa Occidentale e Orientale, che Trieste Contemporanea ha organizzato a giugno a Venezia, durante la Biennale Arti Visive, e di cui questo numero della rivista dà puntualmente conto, nei suoi vari interventi. Gli “orfani” di Soros - come molti dei partecipanti si sono in qualche modo definiti, per sottolineare il venire meno del contributo delle fondazioni create nei vari paesi dal miliardario ungherese e che hanno in parte sostituito, in questi anni, l’apporto economico assicurato prima dai vari organismi statali - hanno tutti, con diversi accenti, messo in evidenza la necessità di una forma di cooperazione internazionale di base, assicurata dagli stessi artisti, critici e curatori che operano nelle varie nazioni, per superare questo momento di difficoltà. L’obiettivo, anche attraverso l’uso di “fulcri” informatici, come i siti Internet dedicati all’arte che stanno nascendo, è quello di creare una rete attiva di collegamenti e conoscenze che favoriscano la nascita e lo sviluppo di eventi artistici pensati e elaborati collettivamente. Questo numero della nostra rivista vuole illustrare il formarsi di un processo, forse ancora embrionale, ma che, partendo dal basso, potrebbe anche modificare, nei prossimi anni, certe rigidezze e conventio ad excludendum tipiche del sistema dell’arte delle civiltà occidentali, sempre più intossicate dalle logiche di mercato.


Enrico Tantucci
 
 

 

 
 
 
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