Trieste Contemporanea dicembre 2002 n.10/11
 
La situazione dell'arte contemporanea in Slovenia
 alle soglie dell'Unione Europea
Imperativo: essere collegati

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di Barbara Novakovic

“In Slovenia la scena dell’arte contemporanea è cambiata rispetto agli anni Novanta: cioè il modo in cui lavoriamo oggi è diverso da quello in cui lavoravamo in passato. Ma c’è una situazione strana nell’arte contemporanea, come nelle performance, nel teatro: una forte differenza tra quello che siamo e come agiamo. C’è una discrepanza, ci manca un collegamento e per ciò oggi ci muoviamo più velocemente, parliamo più velocemente, cerchiamo di stabilire di nuovo una comunicazione con i nostri amici con cui lavoravamo in passato, ma loro sono ancora qui. Rispetto al periodo Soros sono cambiati i protagonisti perché sono completamente cambiate l’immagine e la struttura dei finanziamenti. Perciò noi siamo da una parte diversi perché non possiamo percorrere la stessa strada che percorrevamo: la struttura dei finanziamenti sta sforzando la struttura dell’arte contemporanea, da una parte va bene e dall’altra no.
Un network e un sito web che tengano i contatti tra i paesi dell’Europa centro orientale è indispensabile. Soprattutto dobbiamo essere consapevoli del mondo e della complessità tra le varie realtà: quando una parte del mondo non è collegata in qualche modo alle altre, a prescindere da quale parte del mondo stiamo parlando, si ha un grave danno in quanto c’è un reciproco bisogno di relazioni tra i paesi industrializzati e quelli che sono in fase di transizione. Per ciò al momento il network è la possibilità di base per le comunicazioni e così anche i data base e le informazioni e tutto ciò che il network può offrire: perché il network diventa come un essere umano, ed è essenziale per l’arte contemporanea. Il sito web poi è utile quanto il libro, ma cos’è un libro se non lo leggi? Bisogna aggiornarlo e renderlo funzionale il più possibile. È importante avere contatti con la gente, tramite il network e il data base, per arrivare il più lontano possibile. Lo so per la mia esperienza, perché parlo con la gente, e grazie ai sistemi informatici possiamo, allo stesso tempo, concordare collaborazioni e progetti per i prossimi dieci anni.
Tra qualche mese la Slovenia entrerà a far parte della Comunità Europea. Ma in realtà la Slovenia fa parte dell’Europa, come faceva parte dell’impero austro-ungarico, e come appartiene anche all’area balcanica. L’identità, fatta di mescolanze e influenze con altri paesi, resterà sempre quella. Nel momento di aprirsi alla Comunità Europea bisogna piuttosto stare attenti a non perdere la dimensione umana: è un problema di umanità piuttosto che di relazioni interpersonali. Adesso c’è un forte bisogno di scoprire l’arte che viene dall’Asia e dall’Africa per aprire la visione del mondo, ma anche i Balcani sono il mondo.
La cooperazione e la co-curatela per un evento d’arte sono complicate, molto spesso si ha bisogno di lavorare da soli e lo si fa per anni interi. Ma certamente è una specie di lusso: se alcuni curatori lavorano allo stesso progetto è sempre bene pensare al tempo che serve per ottenere progetti davvero buoni e questo è un problema. La cooperazione è ottima sulla carta ma necessita sempre di molto tempo secondo la mia esperienza.
La questione dei finanziamenti statali e privati è un discorso delicato, io posso parlare per la mia esperienza. Ricevo sempre sostegno economico dal Consiglio comunale di Lubiana, dal Dipartimento di Cultura e Ricerca e dal Ministero della Cultura della Repubblica di Slovenia ma ho sempre bisogno di trovare molti sponsor per produrre gli eventi. Sarebbe ottimo avere una fondazione indipendente così potrei trovare da sola il denaro dalle banche e lavorare libera: ma cos’è poi realmente la libertà?” .
 
 

 

 
 
 
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