Trieste Contemporanea settembre 1998 n.5
 
Roberta Sodomaco
Cartoni magiari: animatissimi

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Nel secondo dopoguerra, praticamente in tutti i paesi dell'Europa dell'Est, venne nazionalizzata la produzione cinematografica. L'istituto statale per la cinematografia si articolò in diversi rami: noleggio ed esercizio, gestione dei teatri di posa, produzione.

La produzione comprese, fin dall'inizio, una o più sezioni dedicate al cinema d'animazione, spesso indicato come "film per ragazzi". Il cinema statalizzato, infatti, ha il fine di soddisfare le esigenze culturali del cittadino, qualunque sia la sua età , deve istruirlo e formarlo: così l'animazione venne normalmente incaricata di rivolgersi ai ragazzi per l'innegabile preferenza che questi le hanno sempre dimostrato.

Con il passare del tempo, -però, si fecero sentire le pulsioni creative e con esse l'esigenza di non omologare le forze del cinema d'animazione identificandole esclusivamente con la realtà  del film per l'infanzia. Le produzioni, allora, individuarono alcuni autori ai quali fu "concesso" di lavorare secondo la loro ispirazione. Neanche cosi, però, la libertà  espressiva fu totale e per molti anni ottimi film furono esclusi dalla distribuzione perché considerati pericolosi dalla censura ideologica. Filone caratteristico delle cinematografia dell'Est, in particolare di quella ungherese, è quello ispirato al folklore e alle tradizioni popolari. Il cinema d'animazione, infatti, ritrova una quantità  infinita di soggetti nelle canzoni dei contadini, nelle leggende e nelle favole di tradizione orale ed anche nella storia (ufficiale e non) del proprio paese. E' una tendenza che obbedisce alle direttive ideologiche sovietiche ma che gli autori ungheresi sapranno, di volta in volta, personalizzare secondo ispirazioni e forme espressive sempre diverse. Negli anni Trenta l'Ungheria aveva avuto, oltre a qualche tentativo minore, due studios di un certo peso, l'uno fondato dal pittore costruttivista Sándor Bortnyik e dedito ai film sperimentali, l'altro guidato da Janos Halasz, Felix Kassowitz e Gyula Macskássy; quest'ultimo aveva avuto maggior peso economico e si era dedicato alla pubblicità .

Nel dopoguerra l'animazione ungherese fu ricostruita, in forma di cinema statalizzato, dal veterano Gyula Macskássy (1912-1971), che diresse il primo cortometraggio dei nuovo corso, A kiskakas gyémánt félkrajcárja "Il diamante del galletto" (1951).

I film realizzati seguirono la falsariga di tutte le produzioni statalizzate dell'Est (film per ragazzi, perlopiù tratti da racconti del folklore) fino al 1959, anno de A ceruza és a radir "La matita e la gomma" di Macskássy e Várnai. Presentato al Festival di Annecy del 1960, il film mostrò anche all'estero la nuova e più sobria concezione che si era formata negli studi di Budapest: il cinema di animazione non era destinato più, o non solo, ai bambini. Ma il primo artista di valore mondiale espresso dall'Ungheria è Sándor Reisenbücher. Nato a Budapest nel 1935, dopo aver studiato lingue straniere e filosofia, frequenta dal 1961 al 1964 i corsi dell'Accademia Ungherese del Film e nel 1964 viene aggregato allo studio Pannónia.

Reisenbüchler fu all'inizio un cineasta "dal vero" e la lezione che più gli fu proficua fu quella di Ejzenstejn. Girò il suo primo film d'animazione, Kitörés "La lotta", nel 1967. L'anno dopo diede dimostrazione delle sue qualità  con A napés a hold elrablása "Il rapimento dei sole e della luna", tratto da un poema del giovane poeta Ferenc Juhasz. Si dedicò poi alla realizzazione della seconda parte di una ideale trilogia di cui Il rapimento costituiva il capitolo iniziale: Barbárok ideje "Il tempo dei barbari "(1970).

Di questo film Bruno Edera scrive: "E' un film magistrale, forse la prima tragedia di cortometraggio che il film d'animazione abbia conosciuto". Il tempo dei barbari, realizzato con la tecnica del fotomontaggio e del collage di fotografie, affronta questioni quali la fame, l'inquinamento, la morte. Nel 1972 Reisenbüchler , portò a termine il terzo elemento della trilogia: Az 1812 - es év "L'anno 1812 (o Guerra e pace)", riferito alle guerre imperiali napoleoniche. Ne ha scritto al proposito: "L'uno al fianco dell'altro, i tre film riflettono le principali preoccupazioni dell'intelligenza umana: mito e religione nel primo; progresso-tecnologia-inquinamento nel secondo; autodistruzione nel corso della lotta per il potere nel terzo". Il cinema di Reisenbüchler sarà  ampiamente esplorato nell'ambito della sezione dedicata alla storia dei cinema d'animazione ungherese, realizzata in collaborazione con le case di produzione Pannónia Film, Kecskemét Film e Studio Varga. Attraverso l'individuazione di alcune significative tappe, sarà  possibile analizzare il percorso che ha portato il cinema d'animazione ungherese dagli esordi dei dopoguerra fino ai giorni nostri. Una sezione monografica sarà  dedicata, invece, a Marcell Jankovics, uno degli autori più interessanti e attuale direttore della Pannónia Film.

Marcell Jankovics, nato a Budapest nel 1941, firma la sua prima regia nel 1964 con Szilveszteri legenda "La leggenda di San Silvestro". In seguito ha alternato un'intensa attività  professionale (serial, film per ragazzi, art direction per film altrui) a opere specificamente "d'autore". Fra le prime opere di questo tipo compare Sisjphus (1973), che racconta gli sforzi di un uomo per sospingere in salita una pietra che si fa sempre più grossa; il pregio di questo film è soprattutto il bel disegno in bianco e nero in perenne trasformazione. Nel 1973 Jankovics ha condotto a termine Janós Vitéz "Giovanni il prode", il primo lungometraggio d'animazione magiaro. Il film è basato su un racconto del poeta nazionale Sándor Petöfi e il suo personaggio centrale, Janós, è una specie di Robin Hood ungherese.

Nell'ambito della rassegna "La matita e la storia. Il cinema d'animazione ungherese", non mancherà  una breve panoramica sulle ultime tendenze, comprendente non soltanto alcune delle produzioni più recenti ma anche le ricerche e le sperimentazioni che vengono svolte nelle scuole di cinema (in Ungheria, infatti, in ogni casa di produzione è attiva una scuola di cinema). Le proiezioni mattutine, infine, riservate agli studenti delle scuole elementari e medie inferiori, prevederanno corto e lungometraggi scritti e realizzati per il pubblico più giovane, in particolare alcuni episodi delle numerosissime serie che la televisione ungherese produce da sempre per l'infanzia.

M. Jankovics

Dirt/Lo sporco, 1973

 

 
   
Z.S.Varga

Manovre storico culturali notturne, 1991

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