Trieste Contemporanea settembre n.5 1998
 
Krisztina Szipócs
Cultura viva passata in rivista

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Di quante riviste d'arte può aver bisogno un piccolo paese dell'Europa centro-orientale? Questa domanda è stata posta diverse volte negli ultimi anni, da quando alcune piccole case editrici private, con pochi dipendenti, e numerose fondazioni, con grande slancio e con minime possibilità  finanziarie, si sono decise a pubblicare riviste e libri, sostituendo così le grandi case editrici statali di prima. La richiesta di mercato per le riviste d'arte è minima e la situazione peggiora per quelle che trattano l'arte contemporanea. Le riviste d'arte si fanno per passione e non per guadagno: anch'io, da redattore praticante, lo posso confermare. La nostra illusione, di essere una nazione soprattutto di grande cultura, sembra vera: contando gli articoli sull'arte, oltre a quelli pubblicati nei quotidiani, troviamo altri 15-20 giornali e riviste che con una certa regolarità  trattano gli eventi dell'arte visiva e dell'arte contemporanea. Quindi, malgrado i tanti sconfitti dopo i primi numeri di bella speranza, molti sono i sopravvissuti in questa lotta per la vita.

Oggi la pubblicazione delle riviste segue un percorso più o meno stabilito. Gli editori partecipano ai concorsi banditi dallo Stato o dalle fondazioni private per ottenere la somma necessaria per la pubblicazione dei loro giornali e ci riescono in parte: non sempre si può garantire l'uscita regolare dei numeri, che spesso diventano doppi e tripli o subiscono qualche pausa più o meno lunga. Quanto al ricavato delle vendite, non basta neanche per le spese della pubblicazione. Le riviste di architettura e design hanno più fortuna: vendono di più, ospitano più pubblicità , ma lo stesso non si può dire per le altre riviste di cultura.

I mensili e trimestrali di "politica e cultura" vengono spesso arricchiti con articoli sull'arte, benché si concentrino soprattutto sui temi della storia della civiltà  o sui problemi di filosofia e di estetica. Ne è un esempio il Beszélo (Parlante), di pubblicazione clandestina prima del cambio di regime e che oggi divulga le idee e le decisioni della politica riguardo all'arte. Lettre Internationale e Európai Utas (Viaggiatore europeo) seguono gli eventi dell'Europa con particolare riguardo allo stretto rapporto tra la politica e la cultura. Il Nappali Ház (Casa Diurna), fondato da intellettuali appena laureati quasi un decennio fa, è sopravvissuto a diverse crisi finanziarie e a tutt'oggi continua ad uscire; quei primi redattori oggi hanno fatto carriera e i loro scritti sono saggi di alto livello su problemi di teoria d'arte, di estetica e sui diversi, singoli artisti. Il Café Bábel èun trimestrale un po' più giovane, a carattere esclusivamente tematico: agli autori si richiede di scrivere su un determinato problema, dalla sociologia alla storia della letteratura e all'arte, con parole chiave come per esempio la "macchina", l'animale", la "luce", il "delitto" ecc.. Il Magyar Muhely (Laboratorio Ungherese), una volta redatto a Parigi dagli emigrati ungheresi, oggi lavora in Ungheria con giovani redattori ed autori che, occupandosi soprattutto di poesia visiva e acustica, sono quindi a tutti gli effetti teorici dell'arte.

Non possiamo trascurare le riviste di architettura e design, tra le quali l'A'trium, che viene pubblicato da qualche anno. Il bimestrale, ricco e di aspetto piacevole in ogni suo numero, si interessa anche di artisti e collezionisti d'arte. Il primo numero di Octogon è ancora fresco di stampa ma subito si è guadagnato un grande consenso; questa rivista, il cui formato è ad album d'arte, è di alta qualità  per la veste grafica e tipografica.

La rivista Jump Magazin punta soprattutto sul teatro, sull'arte del movimento e sulla danza di oggi. I giornali che trattano la fotografia sono il Fotó, per un pubblico dilettante, e il Fotóészet, per la cosiddetta foto d'arte.

La situazione di Filmvilág (Mondo dei film) ormai si è normalizzata, con uno staff stabile che fornisce notizie sui nuovi film d'autore. Infine, vediamo le riviste specializzate solo in arte. Enigma, specializzata in teoria d'arte, e Gyujtok és gyujtemények (Collezionisti e collezioni) sono scomparse. E' un esperimento interessante, in continua evoluzione, E'jjeli Orjárat (La ronda di notte), l'unico giornale d'arte che si trova su Internet anche con pagine interattive.

Mi sia lecito scrivere, anche se con parzialità , di Uj Muvészet (Nuova Arte), già  Muvészet, nonché di Balkon: le due riviste d'arte hanno diversi profili, ma entrambe sono considerate riviste d'arte per eccellenza. Muvészet ha una vecchia storia: fondata nel 1960 come organo dell'Associazione degli Artisti, dopo trent'anni, nel 1990, subisce un "rinfrescamento" sia all'esterno che all'interno e prende il nome Uj Muvészet. L'anno scorso cambia di nuovo formato, oggi è più piacevole la copertina e anche la tipografia è più moderna. Il suo grande handicap è che non riesce ad essere aggiornata: presenta le mostre con 3-4 mesi di ritardo. Non si occupa solo di arte contemporanea, ma pubblica anche saggi di carattere storico. Nel numero di giugno pubblica anche gli interventi suscitati da un articolo polemico scritto in occasione della grande mostra ungherese in Polonia, che provocò un acceso dibattito perché chiedeva un cambio generazionale nella vita artististica ungherese. Lo stesso numero presenta uno dei più importanti tra i giovani pittori ungheresi e pubblica un'intervista con il direttore della "Studió Galéria", la galleria dei giovani artisti, che riflette sullo stato dell'artista nella società  e sulle istituzioni della vita artistica in Ungheria.

L'altra rivista d'arte, il Balkon, esiste dal 1993. Io ho cominciato a collaborarci due anni dopo. Come succede nella vita, anche la storia della rivista è piena di avventure: in mancanza di un ufficio di redazione e di impiegati, ognuno prepara con il proprio computer i testi; il redattore grafico nell'epoca eroica andava in tipografia con il suo computer in mano. D'estate le riunioni della redazione avvengono sotto qualche grande albero, d'inverno invece in qualche birreria: non c'è nessun protocollo, solo lavoro e scambio di idee. Il Balkon si ritiene una rivista di arte contemporanea: si occupa non solo di arte visiva ma anche di architettura, fotografia, teatro, danza o musica di oggi, concentrandosi però sulla visualità . Nella rubrica "Symposion" si pubblicano scritti di teoria d'arte, la rubrica "Párbeszéd" (Dialogo) è lo spazio delle interviste con gli artisti, la "Szcéna" (Scena) parla delle mostre in corso. Inoltre vi si trovano anche recensioni su libri e riviste, informazioni sui concorsi banditi, notizie e "transartexpress", cioè l'elenco aggiornato delle mostre in Ungheria e all'estero. I numeri in inglese e in tedesco hanno riscosso molto successo e in occasione della mostra ungherese in Polonia è stata pubblicata anche un'appendice in polacco.

La rivista, prima esclusivamente in bianco e nero, pian piano comincia a prendere dei colori: prima il frontespizio poi forse anche qualche pagina. La rivista è leggibile anche su Internet (http://www.c3.hu/scripta). Buon divertimento! link alla HomePage
 
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