Trieste Contemporanea dicembre 2002 n.10/11
 
L'esperienza del maestro vetraio Andrea Zilio
Un'anfora che si riempie d'arte

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di Enrico Tantucci

Un’Anfora che si riempie d’arte. L’attività di questa fornace muranese attiva dal ’76, è esemplificativa della trasformazione della produzione in atto sull’isola, che accanto a quella - artigianale ma seriale - che riguarda bicchieri, vasi e oggetti vari, esportati in tutto il mondo, vede ora crescere quella legata alla collaborazione con artisti e designers che calano sull’isola e lavorano fianco a fianco dei maestri vetrai per realizzare le loro creazioni. Una tendenza che tende ad espandersi, iniziata negli anni Ottanta, ma che ora conosce un vero e proprio boom. L’Anfora, è in questo campo un’anticipatrice, perché l’azienda vetraria guidata da Renzo Ferro con il maestro Andrea Zilio realizza ormai circa il 40 per cento del suo fatturato lavorando per artisti e designers del vetro come i giapponesi Yoichi Ohira e Ritsue Mishima, l’americano Melvin Anderson, gli italiani Massimo Micheluzzi e Michele Burato. Un lavoro che impegna la fornace per almeno due giorni la settimana. “L’Anfora - spiega Zilio, che è a sua volta un artista del vetro, interessato soprattutto a una sua lavorazione “organica”, che richiama elementi naturali, autore di mostre in Giappone e in Olanda - era una delle poche fornaci dell’isola specializzata nella produzione di bicchieri. Ora è diventato più semplice di una volta aprire una fornace per produrre bicchieri, la materia prima costa poco e c’è una concorrenza esasperata, visto che anche il compratore straniero tende sempre più a guardare il prezzo e solo dopo la qualità dei manufatti. Non esiste un “cartello” che fissi dei valori di riferimento e pertanto chi vende a un prezzo anche solo leggermente più basso, pur con una qualità inferiore, rischia di mettere fuori mercato quelli che invece puntano ancora sul livello della produzione, come nel nostro caso. Il vetro, inoltre, rientra nella sfera del superfluo ed è perciò uno dei primi prodotti a risentire della crisi. Per questo abbiamo diversificato il nostro lavoro, puntando sulla collaborazione con artisti del vetro, interessati a realizzare le loro creazioni qui a Murano, sulla base del progetto che ci propongono. La fornace si è quindi staccata dalla sua produzione di vetri d’imitazione d’epoca del Sei, Sette e Ottocento, per dedicarsi a questa nuova attività”. Andrea Zilio, nel periodo estivo, tiene anche dei corsi pratici sul vetro a Seattle, nello Stato di Washington, oppure espone a Tokyo i suoi pezzi. “Giappone e Stati Uniti sono già abbastanza avanti nella manualità - dice ancora - qui il vetro è solo ricerca, mentre a Murano è quasi esclusivamente produzione. Oltreoceano non hanno ancora questa concezione. Oggetti che si producono in un’ora, a Murano si fanno in dieci minuti.
Il tempo rappresenta proprio il problema principale, perché ormai a Murano siamo talmente impegnati a produrre, che non c’è più tempo per la ricerca. I grandi maestri vetrai muranesi di un tempo, come Archimede Seguso e Arturo Barbini, avevano ritmi diversi, che loro stessi stabilivano, e potevano permettersi di sperimentare, senza l’esasperata concorrenzialità che invece noi maestri vetrai oggi viviamo sull’isola. Chi lavora il vetro per otto ore al giorno, tutti i giorni, non può diventare un vero artista, perché non ha neppure il tempo di pensare. Lino Tagliapietra, grande nome del vetro muranese, giunto alla notorietà internazionale, è diventato ciò che è solo dopo che è andato in pensione, e ha potuto finalmente dedicarsi alla ricerca e alla sperimentazione. Bisognerebbe arrivare a forme di specializzazione, perché l’iperproduzione ’uccide’ la creatività”. Per questo, sul futuro dell’isola del vetro, Zilio è cauto. “Non si presenta facile - commenta - anche se non c’è concorrenza internazionale, perché all’estero non sono capaci di imitare le nostre lavorazioni. Questo può essere vero per il vetro massiccio - come accade con i prodotti di Taiwan che invadono il mercato a basso costo - ma non per quello soffiato”.



Enrico Tantucci
 
 

 

 
 
 
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