Trieste Contemporanea novembre 2000 n.6/7
 
Attualità dei cortometraggi
 e della video-arte lituana
Reportage da Vilnius

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di Valentina Valentini

Ottobre a Vilnius, autunno dolce con sole e caldo nei colori delle foglie dal giallo al rosso, nidi di cicogne sui tetti. D’improvviso cambia la temperatura, la luce diventa grigia, freddo e vento (i riscaldamenti saranno in funzione da novembre, per decisione statale).
Domenica 9 ottobre ci sono state le elezioni politiche, senza clamore, apparentemente. Un giovane intellettuale al quale si chiedevano valutazioni, dice che per lui la politica è indifferente e ininfluente rispetto ai suoi destini personali, alla sua vita. Lunedì sera apprendiamo che ha vinto il partito socialdemocratico. Come ministro della cultura è stato chiamato l’ex direttore della Filarmonica lituana, una istituzione di cui i lituani sono molto fieri, un uomo che è stato agente di Rostropovich, ha trascorso alcuni anni in Europa e di cui gli intellettuali sono contenti e si aspettano cose buone.

A Klapeida, una città distante 300 Km da Vilnius, che si affaccia sul mar Baltico, si è svolta la seconda edizione del Tinklai, II International Short Film Festival ideata da un giovane regista lituano in sintonia con Sarunas Bartas: forte presenza, naturalmente di opere dei paesi baltici, ma anche dall’ex-Yugoslavia, dalla Grecia, ecc. A chiusura del festival, l’ultima proiezione avviene all’interno di una stazione di osservazione ornitologica dove lo schermo è collocato in una delle reti allestite per imprigionare - transitoriamente - gli uccelli che emigrano verso i paesi caldi. In questo caso a essere catturati - dalle immagini - erano gli spettatori.

Al Contemporary Art Center (CAC) di Vilnius era allestitata l’installazione di Dainus Liskevicius all’interno del progetto Parallel Progressions (existing and non-existing works) che prevede l’avvicendarsi di sei videoinstallazioni progettate specificatamente per il basement del CAC da altrettanti giovani artisti di Vilnius. I temi, scrive il curatore Raimundas Malasauskas, sono "la non-identità personale, i confini dell’immaginazione, cultura e identità politica, sesso con gli UFO, il ruolo dell’artista nella società e il suo doppio, autobiografia e tecnologie, vita quotidiana" e altro. Artisti e critici si sono giustamente riappropriati dell’illustre precedente storico costituito dal movimento Fluxus e di uno dei suoi più vitali fondatori, il lituano George Maciunas, al quale dal 1997 è stata dedicata all’interno del CAC una mostra permanente con materiali provenienti dalla collezione Silverman di New York. L’ipotesi che sta alla base del progetto Parallel Progressions, infatti, enfatizza l’aspetto della dematerializzazione dell’arte, l’idea di una pratica artistica fluida. Con il termine progressioni parallele, estrapolato dalla terminologia musicale, scrive il curatore, si fa riferimento al procedimento usato per elaborare due temi insieme e in particolare ci si riferisce a pratiche artistiche eterogenee e non ancora classificate (il video è una di queste) che si affiancano a espressioni artistiche già legittimate. In breve anche in Lituania il video soffre di un complesso di inferiorità e cerca strategie per convivere con le arti maggiori senza dichiararsi alternativo e conflittuale. All’Istituto italiano di Cultura di Vilnius, inaugurato di recente, grazie all’appassionato impegno del direttore Ostelio Remi, si è svolta Lietuvos Video Menas 1988-2000 (Video-arte lituana 1988-2000), una presentazione incrociata di opere video di autori italiani e lituani. La selezione lituana, a cura di Audrius Mickevicius e presentata da Lolita Jabloskiene, direttore del Contemporary Art Information Center, nell’ambito del Lithuanian Art Museum di Vilnius, integra, a distanza di due anni, la selezione proposta a Visibilità Zero, a Roma. Come scriveva Lolita Jabloskiene nel breve testo di presentazione, il video in Lituania "è stato un’improvvisa esplosione che ha manifestato le sue diverse possibilità e varietà tutte in una volta, una diecina di anni fa, dopo la caduta delle barriere politiche e culturali cui è seguita un’ondata di radicale rinnovamento artistico".
Nel 1994 si è formato presso l’Accademia di Vilnius quello che oggi si chiama "Dipartimento di fotografia e video-arte", animato fra gli altri, da artisti come Gintaras Seputis. Il video d’autore in Lituania, nei suoi primi anni di vita, ha avuto modo di confrontarsi all’interno di alcuni festival, come quello baltico, mentre la forma delle video installazioni è stata sperimentata più tardi da un gruppo di artisti associati sotto il nome collettivo di Academic Training Group. Naturalmente anche in Lituania il video vive più visibilmente sotto forma di installazione, più spesso all’interno delle iniziative del CAC di Vilnius, che non come video monocanale trasmesso dalla TV, proiettato nelle gallerie o in programma nelle videoteche. Il rapporto fra video e televisione, spiega Lolita Jabloskiene, non è antagonistico, né si sono creati canali alternativi che trasmettono opere video, ma alcuni autori lavorano professionalmente nei canali televisivi.
Una netta separazione corre invece fra video e cinema a causa sia dell’atteggiamento conservatore dei registi (abituati al tradizionale modo produttivo del cinema girato in pellicola e montato in moviola) sia dell’assenza di attrezzature di pre e post-produzione.
Evidenziamo alcuni tratti per noi significativi delle opere visionate a Vilnius. In una produzione la cui tendenza predominante è concettuale-performativa, propria del video sotto tutte le latitudini, si distingue la componente musicale, cui è attribuito un ruolo espressivo e costruttivo (nella cultura lituana la musica ha un’importanza primaria). Il suono, come nella migliore tradizione dell’immagine elettronica da Paik a Viola, dialoga con le immagini, ne costituisce un tema portante, come nel video di Gintaras Seputis I grandi bagni (1988) in cui si crea un contrasto basso/alto, ieratico/prosaico, fra le figure ridicole dei corpi nudi dei bagnanti e la musica barocca da cattedrale. Anche se per scelta obbligata la tecnologia utilizzata da questi autori è povera e non permette di utilizzare processi di digitalizzazione delle immagini, è da sottolineare che ci troviamo di fronte a un mondo reale, che esiste e viene osservato, registrato e trasposto su monitor, non a soggetti sintetici costruiti al computer.
La classica polarità fra oggetto concreto e forma astratta composta di linee, colori e movimento si riscontra nel video di Henrikas Gulbinas Due volte, dove delle pecore immobili in primo piano si alternano con il globo-gomitolo che si srotola in fili di lana-linee colorate. L’ironia e la malinconia determinano atmosfere, figure e colori inscritti in altre opere visionate, entrambe con toni leggeri, né graffianti, né elegiaci; la prima è soffusa nel brevissimo video di Paulius Zavadskis, 8pm Europe (1999) in cui l’autore ironizza sulla perversa attrazione che la TV esercita sugli europei occidentali ("La Tv ti sta guardando"); la seconda aleggia nel bel video di Audrius Mickevicius, Piscis (1996) in cui un canto gregoriano accompagna immagini di palazzi antichi con fregi e decorazioni, cavalli e militari in divisa, spiagge e donne nude, città che si specchiano nell’acqua, tutto sgretolato e lavato da una memoria che affiora e cancella nello stesso tempo.
 
 

 

 
 
 
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