Trieste Contemporanea novembre 2000 n.6/7
 
La fortezza dell'arte
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di Valentina Valentini

Ho incontrato Eimuntas Nekrosius nella sua nuova sede Meno Fortas, nel cuore della città vecchia. Gli ho chiesto come sta il teatro in Lituania: “Bene”, mi risponde, a Klaipeda e a Kaunas sono sorte giovani compagnie e nuovi spazi. A Vilnius c’è Oskaras Korsunovas (che in quei giorni rappresentava Il maestro e Margherita, al Teatro Nazionale, un enorme teatro stile sovietico, costruito nei primi anni Settanta secondo il principio del teatro per le masse, come se ne vedono uguali in tutti i paesi delle ex repubbliche socialiste sovietiche, con una grande platea, senza palchi né tribuna). Di sale teatrali, la sola Vilnius ne conta sette, di cui una dedicata al teatro classico drammatico, un’altra al teatro per ragazzi, le cui compagnie sono sovvenzionate dallo stato, secondo la tradizione socialista per cui gli attori percepiscono uno stipendio mensile regolare. Gli altri teatri e le altre compagnie sono indipendenti e non ricevono contributi statali, come la compagnia Meno Fortas di Nekrosius o quella di Korsunovas. Ironicamente sibillino Nekrosius dice che secondo la doxa istituzionale, ciò che è sperimentale è cattivo e per questo forse non merita i contributi statali.
A Vilnius si dice che Korsunovas sia amato soprattutto dai giovani, perché i suoi spettacoli sono leggeri e mirano a far divertire come un vaudeville (anche a scapito della verità di un romanzo di culto come Il Maestro e Margherita, messo in scena in chiave comico-grottesca con accentuata verve da clownerie e gag da cinema muto). Mentre Nekrosius è considerato meno “all’avanguardia e meno europeo”, anche perché elabora, in modo personale la dissacrazione delle icone imposte dai dominatori sovietici, portando l’opera di smantellamento di quei valori a livelli profondi e non di esteriore atto di sfregio, come chi fa a pezzi, in scena, l’effigie di Stalin...
La reazione antisovietica è ancora vivissima nell’atteggiamento di questo popolo di 3.600.000 abitanti (di cui 200.000 sono morti nelle guerriglie di resistenza all’occupazione sovietica fra il 1943 e il 1950), tanto che si nega qualsiasi influenza formativa e culturale proveniente dall’URSS. A proposito di Nekrosius - che ha studiato regia al Gitis di Mosca - da parte dei suoi estimatori locali si tende a minimizzare il rapporto con la cultura teatrale russo-sovietica e a esaltare quello con il teatro europeo e polacco.
La nuova sede di Nekrosius, chiamata con lo stesso nome della compagnia (in italiano La Fortezza dell’Arte), si trova in via Bernardinu 8, nello stesso edificio del magnifico hotel Shakespeare (casualità?), composta, oltre che dagli uffici, di una sala che occupa il piano superiore dell’edificio dove la compagnia lavora alla messa in scena degli spettacoli, mentre il piano terra sarà occupato dal regista di cinema sarunas Bartas (di cui è imminente l’uscita in URSS e nei paesi baltici, del suo ultimo lungometraggio, Freedom, girato in Marocco, una peregrinazione in barca di due fuggitivi).
Lo spazio non è molto ma il progetto di Nekrosius sarebbe quello di costituire un centro di ricerca e formazione internazionale dove poter organizzare dei workshop per attori e per registi in modo da non essere costretto a stare all’estero per molti mesi all’anno.
Il suo atteggiamento nei confronti del successo che la sua compagnia ha guadagnato all’estero è ambivalente: da un lato ammira registi come Robert Wilson che allestiscono, contesi da molti teatri e sempre con alta professionalità, più di uno spettacolo all’anno; dall’altro sa che per lui “la propria casa è il luogo migliore per lavorare” e che non potrebbe fare più di uno spettacolo all’anno. Infatti da ottobre a febbraio continuerà a lavorare a Vilnius, all’Otello, spettacolo al quale pensa e lavora da più di un anno, a varie riprese.
 
 

 

 
 
 
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