notizie

17 ottobre 2015

venezia pop. l’arte in bianco e nero a before numbers

un film di antonello sarno

Trieste, Studio Tommaseo, via del Monte 2/1
venerdì, 23 ottobre 2015, ore 16.50

proiezione unica
del film Venezia Pop. L’arte in bianco e nero 
di Antonello Sarno
nell’ambito di 
BEFORE NUMBERS.
Issues and Activities.

ingresso libero

Il film ha  portato sullo schermo pagine indimenticabili della storia della Biennale, i protagonisti e le loro opere offrendo allo spettatore un modo semplice e diretto per ripercorrere 50 anni (dal 1928 al 1978) tra i più produttivi dell’arte contemporanea.
(dall’introduzione di Tiziana Rocca per la visione a Trieste)

VENEZIA POP. L’ARTE IN BIANCO E NERO

Le tappe salienti della Biennale d’Arte attraverso le straordinarie immagini dei cinegiornali dell’Archivio Storico Luce in “Venezia Pop. L’arte in Bianco e Nero” di Antonello Sarno, prodotto da Luce Cinecittà e da Agnus Dei Tiziana Rocca Production.

Il documentario – presentato in anteprima assoluta lo scorso 9 settembre a Venezia – alterna le immagini di archivio alle testimonianze dei tanti protagonisti della storia della più importante mostra d’arte del mondo. Tra gli altri: Marina Abramovic, Francesco Clemente, Achille Bonito Oliva, Germano Celant, Luigi Ontani, Francesco Bonami, Michelangelo Pistoletto e con l’amichevole partecipazione di un fan d’eccezione come George Clooney.
Il regista Antonello Sarno racconta la storia della Biennale del XX secolo a 120 anni dal giorno in cui veniva inaugurata la Biennale d’Arte di Venezia, la più importante istituzione culturale d’Italia e tra le più autorevoli e antiche d’Europa. Il film ripercorre i 50 anni decisivi della storia delle arti visive (1928-1978) grazie ai cinegiornali dell’Archivio Storico Luce e ricostruisce i momenti fondamentali di un cinquantennio che ha segnato in modo indelebile la storia delle arti visive. Tutto rigorosamente in bianco nero, perfettamente conservato, con immagini d’archivio “raccontate” dai più illustri personaggi dell’arte e della cultura internazionali. Oltre ai nomi già citati, i commenti di Paolo Portoghesi, Italo Moscati, Maurizio Mochetti, Enzo Cucchi, Bice Curiger.

Il film si apre con gli operai in frenetici preparativi per la grande inaugurazione del 1928 alla presenza del Re per proseguire con l’inaugurazione storica e rivoluzionaria del 1932. Seguono le immagini pressoché inedite dei giardini della Biennale trasformati nei lugubri teatri di posa del Cinevillaggio della Repubblica di Salò, voluto da Mussolini con i resti di Cinecittà. Infine il decennio governato dal curatore Rodolfo Pallucchini dal 1949 al 1957, anno del big bang e dell’apertura alle nuove forme del pop che esploderanno poi nel quadriennio 1964-1968 dopo la vittoria del Leone d’oro di Robert Rauschenberg.

CREDITI
regia e sceneggiatura: Antonello Sarno (s.n.g.c.i.)
consulenza artistica: Benedetta Lucherini
montaggio: Angelo Musciagna
produzione: Istituto Luce Cinecittà
organizzazione: Maura Cosenza
produttore associato: AGNUS DEI Tiziana Rocca Production
ricerche d’archivio: Nathalie Giacobino
riprese troupe Roma: Produzione Straordinaria
direttore della fotografia: Sabrina Varani
fonico: Gianluca Scarlata
operatore: Giovanni Zoppeddu
riprese troupe Torino: Entechne
operatore: Silvia Amico
fonico: Mirko Guerra
riprese troupe N.Y.C.: No Permits Produktions
direttore della fotografia: Antonio Tibaldi
operatori: Alex Lora, Niav Conty, Roy Fernandez , Jeanette Sears
immagini di repertorio: Archivio Storico Luce
preparazione e telecinema: Davide Maggi, Mario Damico
mix e post-produzione: Angelo Musciagna
anno: 2015
durata: 67’

I testi del reportage sulla XXV Biennale sono del prof. Rodolfo Pallucchini

SINOSSI
“La storia della Biennale ha radici lontane: inizia quando l’amministrazione comunale di Venezia, guidata dal sindaco Riccardo Selvatico, delibera durante l’adunanza consiliare del 19 aprile 1893 di istituire una Esposizione biennale artistica nazionale da inaugurarsi l’anno successivo. Messa in moto la macchina organizzativa, la prima Esposizione viene inaugurata il 30 aprile 1895”. Così recitano le prime righe della Storia della Biennale d’Arte pubblicata sul sito istituzionale. Poche parole che indicano come il 2015 sia un anno importantissimo per la Biennale stessa: il 120mo anniversario dalla sua Fondazione. Un’occasione ideale per dedicare alla Biennale d’Arte, “madre” di tutte le sezioni successivamente istituite (prima fra tutte quella del Cinema, con la prima Mostra Internazionale inaugurata nel 1932) e a tutt’oggi tempio dell’arte contemporanea universalmente riconosciuta come la manifestazione più importante del mondo.
Un film documentario che, in armonia con lo sviluppo ed il progresso della Biennale, non vuole essere un “manuale” di storia per immagini, bensì un evocativo e suggestivo montaggio di interviste a commento degli straordinari documenti dell’Archivio Storico del Luce dai primi anni del secolo scorso al 1978 (anno in cui i cinegiornali d’ogni testata di fatto scompaiono a causa delle mutate condizioni della legge che li tutelava e dell’esercizio cinematografico, profondamente cambiato dopo la Grande Crisi del 1976).

Immagini per gran parte inedite dal momento della loro prima proiezione nelle sale, restaurate nel loro splendido bianco e nero (oggetto di apposita, attenta discussione tra i testimonial presenti nel documentario: Il bianco e nero tradisce od esalta le opere d’arte? le risposte sono sorprendenti…) e che ripercorrono le tappe più importanti della Biennale stessa.
“Venezia Pop. L’arte in Bianco e Nero” abbraccia il mezzo secolo più produttivo, creativo e geniale dell’arte contemporanea: 1928-1978, anni “coperti” dai servizi dei cinegiornali dell’Istituto Luce prima, della Settimana Incom e delle altre testate poi.
Dalle Mostre più tradizionali d’inizio 900, inaugurate dal Re con la corte al gran completo, ancora senza sonoro, alle Biennali del ventennio fascista con esposizioni di busti del Duce (e di Lenin, nel padiglione dell’URSS) passando per lo scioccante biennio 1943-1945 in cui i Giardini della Biennale furono adibiti ad ospitare il “cinevillaggio” voluto da Mussolini per produrre il cinema di Salò (appena un paio di film vi furono completati) con i resti di Cinecittà trasferiti al Nord. Ma c’è anche la resurrezione della Biennale libera, inaugurata dal presidente Einaudi, l’affermazione dei tanti tra i più importanti artisti italiani del dopoguerra (Burri, Vedova, Fontana, Manzù, Turcato, Merz…), la grande vittoria del pop americano con il Leone d’oro a Robert Rauschenberg (Carlo Ripa di Meana sostiene che si trattò di una manovra della Cia per fronteggiare il crescente successo della corrente del “realismo socialista” di matrice sovietica…).
E ancora, il ‘68 con la rivolta degli artisti che gettano in laguna le loro opere o le girano per nasconderle alla vista di chiunque, e infine, dopo una corsa tra le Biennali anni 70, le dichiarazioni d’amore più struggenti da parte di tutti gli intervistati scelti tra coloro che la Biennale d’Arte di Venezia l’hanno amata da vicino come due suoi ex importanti Presidenti (Carlo Ripa di Meana e Paolo Portoghesi) curatori (Achille Bonito Oliva, Germano Celant, Francesco Bonami, Bice Curiger), artisti che vi hanno più volte partecipato lasciando un’impronta precisa (Marina Abramovic e Michelangelo Pistoletto – entrambi Leoni d’oro – e ancora Enzo Cucchi, Francesco Clemente, Maurizio Mochetti e Luigi Ontani), uno storico della Biennale come Italo Moscati (per la cronaca dei due anni di Salò) e la partecipazione straordinaria una grande star di Hollywood da sempre innamorata di Venezia e dell’arte del nostro Paese al punto da avervi dedicato il suo ultimo film da regista (Monuments Men, 2014) come George Clooney.
Un quadro d’insieme, corale, realizzato allo scopo non di celebrare ma di divulgare, rendendo accessibile a tutti la storia della Biennale d’Arte, ricchissima ed affascinante come emerge dai 70 minuti del film, il primo dedicato alla manifestazione d’arte più importante ed antica del mondo da 120 anni eccellenza della cultura del nostro Paese.
NOTE DI REGIA
Negli ultimi 10 anni (Venezia 60 è del 2003) ho realizzato sulla Mostra del Cinema di Venezia molti film-documentari rivelandone, od almeno tentando di rivelarne, tutti gli aspetti storico-giornalistici. Era inevitabile che, proseguendo nel mio amore sconfinato verso la Biennale e per la città che dura ormai da 35 anni (sono sbarcato al Lido per la pima volta nel 1980), pensassi alla “madre” della Mostra del Cinema, ovvero la Biennale d’Arte, parte integrante della Serenissima nei suoi pregi e nei suoi difetti, che sempre mi conquistano ogni volta con quel mix di glamour, fascino, bellezza e decadenza che è – in percentuali variabili a seconda di ognuno – il segreto di Venezia.
Il mio mestiere da tanti anni è quello di giornalista cinematografico, ma la possibilità di raccontare (anzi, di far raccontare alle personalità intervistate, come di solito uso fare, senza miei interventi né in video né in voce) la storia della Biennale d’Arte pur senza essere un esperto di arti figurative era un’opportunità “giornalistica” imperdibile, da realizzare con l’obiettivo di renderla fruibile a tutti, come sono sempre le belle storie, usando un linguaggio semplice ma non per questo meno accattivante.
La sorpresa nel constatare che le immagini dell’Archivio Storico Luce erano così perfettamente conservate e restaurate, la scomparsa dai radar delle immagini della Biennale d’Arte, ogni anno fagocitata dalle immagini delle opere in mostra che sopraffanno inevitabilmente quelle delle mostre passate, è stato infine un elemento determinante che mi ha indotto ad affrontare questa sfida narrativa mai tentata prima.
Devo ringraziare Cinecittà-Luce nella persona di Roberto Cicutto e del suo staff produttivo e tecnico di altissimo livello e l’Agnus Dei di Tiziana Rocca per aver sostenuto il progetto fin dall’inizio. Un progetto di lavorazione estremamente lunga e difficoltosa (i nomi dei partecipanti danno un’idea chiara delle difficoltà di metterli insieme…) non a caso durata due anni e mezzo. Vista la sperimentalità dell’opera (si dice così quando non ci sono precedenti specifici) penso si possa e si debba affermare che, comunque vada, sarà un successo.
Almeno per me.

NOTA BIOGRAFICA
Antonello Sarno (Roma, 1960) cronista cinematografico e di costume per le testate giornalistiche Mediaset, curatore dei settimanali Supercinema di Canale 5, Studio Life su Italia Uno e Dolce Vita su TgCom24, è autore di oltre 12.000 tra servizi e speciali in onda dal 1993 ad oggi sulle reti Mediaset. Dal 1998 al 2008 ha collaborato con Radio RTL 102.5 come opinionista cinematografico e autore-conduttore del programma Radio Movie e con Rai Radio Due per il programma Gli Spostati. Dopo collaborazioni con il quotidiano Il Tempo di Roma, con l mensili Ciak e Vanity fair, da 12 anni è opinionista sui periodici cinematografici leader del settore Box Office e Best Movie.
Tra il 1989 al 2002 ha pubblicato 13 volumi di saggistica cinematografica, con specifico riguardo al cinema con i massimi editori specializzati del settore (dalle ”Edizioni il Sole 24 Ore” alla “Nuova Eri-Edizioni Rai”, da “Il Castoro” alla “Newton Compton”), alcuni adottati come libri di testo dalle maggiori università.
Con il filmato Venezia 60 ha inaugurato la sessantesima edizione della Mostra del cinema ottenendo il premio Agiscuola, mentre con il film Ciao Alberto (nel primo anniversario della scomparsa di Alberto Sordi) ha vinto il Nastro d’argento speciale 2004, seguito nel 2005 dal Golden Globe della Stampa Estera e dal David di Donatello della critica-Premio Piemonte Film Commission assegnati al documentario Lello Bersani – L’uomo col microfono.
Con il documentario Venezia 75 ha inaugurato l’edizione del 75° anno della Mostra del cinema, e ha realizzato il corto Enrico LXXV-Lucherini a Venezia in occasione del Premio Bianchi promosso dal Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici, ricevendo dalla Biennale il Leone Speciale di Cristallo.

Nel 2008 ha presentato come evento speciale nella sezione orizzonti il documentario Venezia ’68, proiettato in molte Università italiane, seguito da La prima volta a Venezia, nel 2009 e Dolce vita mambo-il backstage ritrovato, evento conclusivo del Festival internazionale del film di Roma nel 2010, premio Cortinametraggio 2011 e presentato al Festival internazionale di Mosca.
Nel 2011 ha presentato a Venezia il documentario Schuberth-l’atelier della Dolce vita, proiettato anche al festival di Roma, alla settimana del film italiano di Los Angeles e menzione speciale dei Nastri d’argento. Sempre nel 2011 ha inaugurato il festival internazionale del film di Roma con il lungometraggio Noi c’eravamo-battaglie, vittorie e sconfitte del cinema italiano, programmato presso la Casa del cinema di Roma e già trasmesso sulle reti Rai e per il quale ha ottenuto la Menzione Speciale per il Nastro d’argento 2012.
Jet-set Quando l’aeroporto sembrava via Veneto, prodotto da Alitalia e Medusa Film, è stato presentato al Festival Internazionale di Roma 2012.
Nel luglio 2013 ha ottenuto il premio Flaiano come miglior regista di documentari sul cinema.
Nel novembre dello stesso anno ha presentato al Festival di Roma il documentario Federico degli Spiriti, già programmato anche al Festival Italian Style di Los Angeles, al Festival del cinema italiano di Vancouver e in numerose altre manifestazioni nazionali.
Ad aprile 2015 il Sindacato Giornalisti Cinematografici Italiani gli ha conferito il Premio Lello Bersani per la capacità divulgativa nel campo del giornalismo cinematografico italiano.

NOTE DI PRODUZIONE
Agnus Dei Tiziana Rocca Production – produttore associato Antonello Sarno per me è un amico ancor prima che giornalista e regista. Avevo già collaborato alla produzione di altri suoi film come Schubert-L’Atelier della Dolce Vita, 2011; JET-SET- quando l’aeroporto sembrava Via Veneto, 2012; Giulio Cesare.

Compagni di scuola, 2014, tutti documentari che hanno partecipato a festival internazionali e che hanno avuto un grande successo di pubblico e di critica. Quando Antonello mi ha parlato del progetto sulla Biennale di Venezia ho subito sposato la sua nuova idea che mi sembrava potesse colmare un vuoto nella cinematografia documentaria italiana. Con “Venezia Pop. L’arte in Bianco e Nero” anche le nuove generazioni potranno vedere con i propri occhi quel grande fermento artistico che la Biennale da oltre 100 anni porta in Italia insieme ai più grandi artisti internazionali.
Ringrazio Luce Cinecittà che con il prezioso Archivio Storico ha reso possibile il film e mi ha dato la possibilità di entrare in coproduzione, vorrei ringraziare anche Sky Arte che programmerà il documentario offrendo la possibilità di visione a un vasto pubblico e François Pinault Foundation grazie alla quale Venezia Pop sarà presentato in anteprima mondiale a Palazzo Grassi uno dei luoghi per eccellenza dell’Arte internazionale.