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24 gennaio 2022

recent works di damir sobota

introduzione alla mostra dell'artista
di janka vukmir

Damir Sobota è il vincitore dell’edizione 2020 del premio per artisti croati under 40 Radoslav Putar Award. Questa 19a edizione del premio è stata la prima a tenersi in circostanze epidemiologiche, con la riunione della giuria che si è svolta per la prima volta online e ibrida. Nel 2020 faceva parte della giuria anche Giuliana Carbi Jesurun di Trieste Contemporanea, uno dei pochi membri della giuria che ha partecipato a varie convocazioni nel corso della ventennale storia del premio. L’incontro della giuria con l’artista ha portato inaspettatamente a una mostra che non era precedentemente programmata e che adesso non vediamo l’ora di inaugurare. Anche se, ritardata ancora a causa della pandemia, la mostra finalmente si realizza 18 mesi dopo rispetto alla data originariamente prevista. Sobota presenta a Trieste opere che sono state nel frattempo esposte nel 2020 alla mostra finale del Radoslav Putar Award a Spalato, ma anche le nuove opere create a seguito della residenza del premio nel programma Residency Unlimited di New York e recentemente esposte all’Institute of Contemporary Art di Zagabria, che come ente fondatore del Premio organizza una mostra personale per i suoi vincitori.

Damir Sobota è un artista il cui interesse è concentrato sulle possibilità e sui possibili sistemi della geometria nella costruzione di opere d’arte. In Croazia esiste un vasto corpus nazionale di opere realizzate nell’ambito dell’astrazione a partire dagli anni Cinquanta, con le opere degli artisti del gruppo EXAT 51, che nel corso dei decenni si è ampliato con le mostre di Nove tendencije (nuove tendenze) e successivamente con opere afferenti al minimalismo, alle Primary Structures e post-concettuali dagli anni Settanta in poi. Sobota, ovviamente senza discostarsi dall’arte nazionale, è principalmente legato all’astrazione geometrica di provenienza internazionale. Essendo nato nel 1988, ha potuto ampliare le sue conoscenze attraverso i canali di informazione e alla letteratura disponibile sul web oltre che a fare tesoro degli studi all’Accademia di Belle Arti di Zagabria.

Le sue opere, come ci dice lui stesso, sono realizzate in serie. Ogni serie risponde ad alcune domande, problemi o sfide che l’artista si pone di volta in volta. Il metodo che adotterà per la per la realizzazione delle sue opere si basa sia su ricerche che su intuizioni.

Allo Studio Tommaseo presenta le opere di due serie: Palindrome, che ha debuttato nel 2020 a Zagabria e con cui ha partecipato a Spalato alla mostra del Radoslav Putar Awards Finale 2020!, e la serie System Images and Objects, che ha presentato all’Institute of Contemporary Art di Zagabria al ritorno dalla residenza a New York.
Per la mostra a Trieste, dalla serie Palindrome abbiamo scelto dei dipinti/collage che sono dei polittici acromatici. Le immagini sono composte da tre elementi separati che insieme formano un tutto, ma in ogni singolo elemento c’è un leggibile concetto geometrico che, come per il palindromo linguistico, può essere letto sia da sinistra che da destra. La carta che compone il collage è stata tagliata e incollata in più strati creando una composizione speculare bilanciata ma non del tutto identica. Inoltre, sebbene agiscano come una composizione binaria di positivi e negativi, di bianchi e di neri, le immagini presentano in effetti più tonalità (di grigio, blu e ocra).

Con le opere esposte alla fine del 2021 alla mostra System Images and Objects presso l’Institute of Contemporary Art, Sobota sviluppa ulteriormente i suoi interessi. La precedente attenzione per il campo colorato, il minimalismo, la geometria, la superficie o la linea, continua ora sviluppando questioni di dimensionalità e spazio. Nella serie System Images and Objects la congruenza è solo fittizia, è un riflesso di linee sul plexiglass riflettente e specchiante. Gli oggetti realizzati con apparecchiature laser, conferiscono alle opere un anonimato industriale, ma disegnando l’immagine ambientale sulla loro superficie, ogni visitatore della mostra si ritrova ad essere parte dell’oggetto, nascosto tra le sue foglie, così come è parte dell’oggetto lo stesso spazio della galleria. Quando parlo di ”foglie” mi viene in mente una associazione alle Razlistane forme (forme fogliate) di Vojin Bakić, tranne per il fatto che Sobota non parla con la superficie ma con il bordo dell’oggetto, il quale conferisce concavità e convessità, e alla superficie vengono piuttosto assegnate solo linee trasmesse per riflessione. Sebbene funzionino in modo indipendente, questi lavori tridimensionali posti su piedistalli che seguono la forma dell’oggetto, si relazionano con le opere appese in corrispondenza. Sobota presenta questi lavori a parete come dipinti, ma in realtà sono collage o persino bassorilievi poco profondi realizzati in carta incollata su pannelli MDF e mimeticamente dipinti di colore bianco che si fondono nello spazio della galleria e con l’ambiente circostante. Evocano la storia dell’arte dei monocromi bianchi di Ben Nicholson, Agnes Martin, Lucio Fontana e di molti altri artisti che si sono occupati del concetto di spazio. Tutti questi oggetti sono collocati nella galleria in modo tale che, mentre ci si avvicina, si percepiscano nuove prospettive che, intrecciandosi, favoriscono un approccio sistematico alle loro componenti geometriche. Le opere acquisiscono movimento e anche i tratti del gioco – grazie al quale ogni visitatore, se vuole partecipare, può trovare la propria chiave di lettura delle opere e delle loro interrelazioni.