programma

dal 1 Dicembre 2007 al 2 Febbraio 2008

premio giovane emergente europeo trieste contemporanea 2007

my sunshine un progetto di nikola uzunovski (macedonia), trieste, studio tommaseo

curatore: Massimo Premuda
organizzatori: Trieste Contemporanea-Dialoghi con l’Arte dell’Europa centro orientale 2007, L’Officina-Progetto Brainwork, Studio Tommaseo-Istituto per la documentazione e la diffusione delle arti
luogo: Trieste, Studio Tommaseo (via del Monte 2/1)
inaugurazione: sabato 1 dicembre, ore 18.00
periodo: 1 dicembre 2007 > 2 febbraio 2008
orario: lunedì > sabato: 17.00 > 20.00
ingresso libero

Il Premio
Ogni anno il Comitato Trieste Contemporanea assegna il Premio Giovane Emergente Europeo Trieste Contemporanea ad un giovane proveniente dall’Europa centro orientale con il fine di promuovere il suo lavoro sulla scena artistica internazionale. La scelta di premiare quest’anno Nikola Uzunovski, offrendogli la possibilità di pensare ad un progetto espositivo a Trieste presso lo Studio Tommaseo, è dovuta alla grande stima e considerazione che ha riposto in questo nuovo talento Massimo Premuda, anche lui giovane artista e curatore triestino, che Trieste Contemporanea ha voluto fosse il responsabile dell’edizione 2007. Nikola Uzunovski, pur con la sua giovane età, soli 28 anni, si è già fatto notare come una delle figure più curiose ed interessanti nell’attuale panorama internazionale. La mostra e il laboratorio che Nikola costruirà nello spazio dello Studio Tommaseo nell’arco di due mesi faranno sicuramente riflettere pubblico e critica sul rapporto tra arte e scienza.

Franco Jesurun
Trieste Contemporanea
direttore sezione arti visive

 

My Sunshine

Accendere l’osservatore con un raggio di sole
La prima immagine che mi ha attraversato la mente quando ho saputo del progetto “My Sunshine” di Nikola Uzunovski è stata quella del raggio di sole in pieno centro, vissuto come un prodigio, nella celebre scena del film di Vittorio De Sica “Miracolo a Milano” 1951, ed in particolare la vena favolistica, utopica e surreale, vissuta come risarcimento dell’immaginazione, ben presente nella pellicola.

Il giovane artista macedone Uzunovski attualmente vive proprio fra Milano e Helsinki e vuole presentare a Trieste un progetto utopico ma possibile, in bilico fra arte e scienza, visionarietà e preoccupazione sociale, poesia e ipertecnologia. Un esperimento scientifico prestato alle arti visive, ma anche un intervento di Public Art e un’opera relazionale che coinvolgerà astrofisici, meteorologi e ingegneri dell’aeronautica, nonché architetti e designer, fino ad arrivare ad ambientalisti e analisti sociali, tutti uniti nella realizzazione di un sogno collettivo: più sole in Lapponia in pieno inverno.

L’idea di concorrere uniti alla realizzazione di un’utopia, partecipare assieme ad un progetto visionario sta infatti alla base del progetto che vuole coinvolgere il più alto numero possibile di persone alla sua realizzazione. Già molti studiosi sono stati coinvolti nel progetto e invitati a dare un contributo e i risultati di tali collaborazioni sono già sbalorditivi.

L’astrofisica Margherita Hack fa un attenta analisi di “My Sunshine”, ricordando anche alcuni importanti precedenti: “Il progetto di Nikola Uzunovski è una versione quasi fantascientifica di alcuni metodi già impiegati anche in Italia per dare un po’ di Sole a paesi situati fra le montagne, in profonde vallate, dove il Sole arriva per poche ore al giorno o addirittura mai, durante i mesi invernali. L’artista macedone immagina di mandare in orbita dei grandi palloni riflettenti la luce del Sole, così da creare tanti piccoli soli artificiali che illuminino località sulla terra particolarmente svantaggiate; in particolare l’artista pensa alla Lapponia.”, e prosegue mettendone in evidenza la fattibilità, ma anche i suoi possibili punti deboli: “Il progetto, con le tecnologie spaziali di oggi, è certamente realizzabile. Solo problema: i costi. Inoltre da non trascurare quante giornate nuvolose ci si può statisticamente aspettare in Lapponia o in altri luoghi prescelti, perché l’effetto luce e calore solare verrebbe notevolmente ridotto.

Oltre a contributi di tipo scientifico e tecnico, i partecipanti hanno potuto anche fare proprio il progetto, ipotizzandone nuovi sviluppi ed utilizzi, come Gordana Omanović (Abdus Salam ICTP) che, in una delle sue numerose email, suggerisce che: “Sarebbe bello portare “My Sunshine” anche nelle città in cui c’è sempre la nebbia, come nella mia Sarajevo…”. Il carico relazionale dell’operazione è chiaro: un sogno non può essere di uno solo, ma è di tutti. Ognuno dunque potrà essere protagonista del sogno chiamato “My Sunshine”.

Massimo Premuda

My Sunshine

My Sunshine
A causa della rotazione dell’asse terrestre, nel periodo invernale la zona sopra il Circolo Polare Artico continua a ruotare senza essere esposta al sole; in tale posizione i raggi del sole non riescono ad illuminare il terreno, ma passano sopra il livello del suolo.

Attualmente sono alla ricerca della possibilità di realizzare una struttura volante che rifletta la luce del sole nelle aree urbane intorno al Circolo Polare Artico, progetto che prevede anche una ricerca meteorologica e climatologica. E’ possibile riflettere la luce del sole solo nei giorni di cielo terso, che in inverno sono solo il 15%, e se la velocità del vento in questi giorni è alta, le possibilità sono ancora più basse. Dato che la dimensione della zona illuminata dipende dalle dimensioni della superficie riflettente, cercherò di realizzare una struttura che bilancerà i limiti dovuti alla dimensione e alla semplicità della struttura. Sono possibili diverse varianti: un disco rotante, un pallone leggero gonfiato a gas, o anche un pallone ad aria calda sostenibile, che utilizza cioè la luce del sole per riscaldare l’aria che lo terrà sospeso. In seguito i risultati della ricerca potranno essere applicati a diversi settori come architettura sostenibile, fonti energetiche alternative e trasporti aerei. Ciò che sarà visibile come risultato finale sarà una copia del Sole stesso.

L’aspetto più importante di questo progetto è tuttavia l’impatto sulla popolazione locale. Avere la possibilità di vedere il sole in un periodo in non era mai stato possibile vederlo prima, non costituirà solo una forte emozione, ma influenzerà anche il loro stato fisico sul lungo termine e sarà un’altra prova di come il cambiare l’ambiente può cambiare il nostro stato psicologico.

Nikola Uzunovski

www.triestecontemporanea.it/mysunshine